Un compositore che scrive oggi non può ignorare il fatto che gran parte dei suoni che animano la nostra vita sono prodotti sinteticamente. La mia musica vuole essere una riflessione sulle suggestioni musicali che ci avvolgono e una loro ricreazione attraverso la produzione di suoni incogniti da parte degli strumenti tradizionali, alla continua ricerca di emissioni anomale che sfiorino una incantata aleatorietà. Musica dal tocco umano ed "ecologica" dunque, che scommette sull'imprevedibilità insita in ogni esecuzione musicale dal vivo, che cerca di forzare gli strumenti acustici a trovare nuovi suoni per esprimere in maniera adeguata il nostro presente. Ideale per ottenere questo scopo, ovviamente, la grande famiglia delle percussioni, magica protagonista di tante mie composizioni, che sa donare aloni e risonanze imprevedibili.
Ho tenuto distinto il catalogo delle MUSICHE DI SCENA da quello delle COMPOSIZIONI, perché si è trattato di una giocosa avventura parallela, alla ricerca di una maggiore comunicatività e al servizio degli spettacoli. Anche in questa produzione, però, ho sempre cercato di aggiungere il sale della contemporaneità, evitando "falsi storici": una sorta di laboratorio nel quale sperimentare i miei tentativi di innovazione linguistica in dosi omeopatiche. Credo infatti che il presente debba manifestarsi con opere che siano in grado di esprimere il nostro nuovo mutevole esistere mediante un linguaggio aggiornato e adeguato ai tempi. Come scriveva T.S. Eliot in Tradition and the individual talent (1920): "art never improves, but the material of art is never quite the same".
INTERVISTA ALLA COMPOSITRICE MARIA GABRIELLA ZEN
di Benedetta Gaia Barbirato
Come è nata la passione per la musica e nello specifico per la composizione?
Quando avevo otto anni i miei genitori, appassionati di musica e arte, mi iscrissero al corso di Pianoforte presso una scuola privata pomeridiana, il Liceo Musicale "Francesco Manzato", dato che a Treviso, dove abitavamo, non esisteva un Conservatorio Statale. (Treviso e Belluno restano ancora oggi le uniche città del Veneto senza Conservatorio.) Tutto sommato ciò si è rivelato un bene, perché mi ha consentito di seguire studi paralleli all'ottimo Liceo classico Canova e di frequentare compagni con passioni e mentalità diverse, senza limitarmi all'ambiente musicale, come succedeva a quel tempo, in cui nei Conservatori c'erano Scuole Medie e Licei annessi.
La vera passione per la musica nacque in me solo quando cominciai a frequentare il Corso di Armonia con il M° Aldo Voltolin, esuberante organizzatore musicale, compositore e giornalista, motore della vivacissima vita musicale trevigiana di quegli anni. Fu lui, assieme a sua moglie Rina Tessari, che dal settimo anno scelsi come insegnante di Pianoforte, a suggerirmi di frequentare le stagioni liriche e concertistiche del Teatro Comunale e di cominciare a scrivere brevi recensioni su quello che ascoltavo. In realtà in quel periodo avrei voluto fare la giornalista-scrittrice, come il mio idolo Oriana Fallaci, di cui avevo letto tutti i libri, ma il mio temperamento era riflessivo e quindi incompatibile con la vita avventurosa di una giornalista. Scelsi così la neonata facoltà di Lettere all'Università Ca' Foscari di Venezia, dove incontri con Professori fantastici come Mario Bortolotto, Giuseppe Mazzariol, Terisio Pignatti e Giovanni Morelli, mi portarono a decidere di iniziare anche lo studio della Composizione allo scopo di approfondire le strutture costruttive della creazione musicale. Dopo il Diploma in Pianoforte iniziai così gli studi di Composizione con il M° Wolfango Dalla Vecchia, uomo colto e raffinato, che ampliò notevolmente il mio orizzonte culturale e con la sua magica sensibilità riuscì a dirottare la mia vena creativa, che fino a quel momento si era espressa in racconti e articoli sui giornali studenteschi, verso composizioni musicali che comunque, almeno all'inizio, avevano sempre dei testi letterari. I Corsi di Perfezionamento con Franco Donatoni all'Accademia Musicale Chigiana, che frequentai dal 1981 al 1983, riuscirono a sganciarmi dalla sudditanza alla parola e cominciai così anche a scrivere per soli strumenti. Trovai definitivamente la mia strada quando incontrai, grazie alla maestria di Annunziata Dellisanti, gli strumenti a percussione: aggiungevano con le loro risonanze, un magico alone a qualsiasi frase musicale, proprio il "colore" innovativo di cui avevo bisogno per esprimere appieno la mia creatività.
Vi sono stati degli ostacoli per entrare ufficialmente nel mondo musicale nel suo ruolo di compositrice nel territorio veneziano rispetto ad un compositore uomo? Inoltre, ha svolto altri ruoli nell’ambito musicale? Se sì quali e come si è trovata?
Nella Classe di Composizione del Conservatorio di Padova all'inizio ero l'unica ragazza, ma questo mi aiutò molto anziché penalizzarmi perché ero trattata con particolare gentilezza da compagni e insegnanti. Vinsi il Premio "Gigi Ongaro" riservato agli studenti nel 1981 e conseguii brillantemente il Diploma con 10/10 nel 1985. Nel frattempo ero diventata insegnante a tempo indeterminato di Teoria e Solfeggio presso il Conservatorio di Rovigo e Maestro Collaboratore al Teatro La Fenice di Venezia: anche in questo caso il fatto di essere donna mi favorì anziché danneggiarmi, dato che la Direzione Artistica nel novembre 1981 scelse me, fra vari candidati, perché riteneva finalmente giunto il momento di avere una figura femminile fra i Maestri. Questo appassionante impegno lavorativo per alcuni anni ebbe il sopravvento, perché la vita del Teatro era così totalizzante che limitai molto l'attività compositiva. Ma fu proprio grazie ad un incontro che feci alla Fenice che prese avvio la mia carriera "professionale" di compositrice: il M° Gianfranco de Bosio, col quale avevo collaborato spesso, a partire dalla Maria di Rudenz del 1982, nella primavera del 1988, dato che il suo compositore di fiducia, M° Azio Corghi, era impegnato nella composizione dell'opera Blimunda, mi chiese di scrivergli le musiche di scena per una nuova produzione delle Baruffe Chiozzotte di Carlo Goldoni che avrebbe debuttato a luglio al Teatro Romano di Verona e poi effettuato una lunga tournée nazionale e internazionale. Le mie 10 Variazioni per quartetto d'archi su un tema di Galuppi gli piacquero molto e vinsero il Premio Orione Nuove Proposte Musicali 1989 di Radio3. Da allora si creò un sodalizio artistico che diede molti frutti e che durò fino al giorno prima della sua morte, avvenuta il 2 maggio 2022: a seguito della disastrosa guerra fra Russia e Ucraina stavamo infatti modificando il finale della nostra opera "europea" Chronos Paràdoksos (il cui libretto nel 2012 aveva vinto il Premio Giacomo Matteotti della Presidenza del Consiglio dei Ministri per le Opere Letterarie e Teatrali) con l'inserimento di versi di poeti russi e ucraini.
Quali potenzialità individua nell’essere compositrice a Venezia?
Soprattutto di ascolto: la Biennale Musica porta a Venezia ogni anno proposte molto interessanti. Per il resto, purtroppo, la vita musicale veneziana si è atrofizzata. dato che il Teatro La Fenice praticamente non mette più in cartellone produzioni contemporanee e quasi tutte le piccole realtà produttive che incentivavano nuove composizioni si sono estinte. Per fare un esempio chiaro, il Quartetto Arditti eseguì a sorpresa in Sala Grande alla Fenice il mio Quartetto Liederkreis il 29 marzo 1993 come bis nell'ultimo di tre concerti durante il ciclo L'architettura del suono organizzato da Paolo Cossato per la frequentatissima Stagione di Musica da Camera di Venezia: ben 3 concerti in 5 giorni durante i quali vennero eseguiti quartetti dei più grandi compositori contemporanei, da Pierre Boulez a Brian Ferneyhough. Era successo che durante le prove che i musicisti de Quartetto effettuavano in Loggione fra un concerto e l'altro, avessero parlato dei giovani compositori veneziani con l'archivista della Fenice, il mitico M° Francesco Bellini, violista appassionato di musica contemporanea. Lui aveva dato in visione alcune partiture, fra cui la mia che gli avevo da poco regalato, a Irvine Arditti il quale, a mia insaputa, la scelse: quando alla fine del concerto annunciò che come bis avrebbero eseguito il mio quartetto come coronamento dell'intero ciclo, rimasi esterrefatta: ero nel mio palco regia (il 16 della seconda fila prima dell'incendio) del tutto impreparata all'evento, vestita in modo informale, e fui chiamata per gli applausi in palcoscenico davanti al teatro gremito: un'emozione indescrivibile. Oggi tutto questo non potrebbe più accadere.
Ci sono figure del passato o del presente da cui trae ispirazione?
Molte, ma non si tratta solo di musicisti, quanto di poeti e soprattutto pittori: ho una passione particolare, ad esempio, per Tintoretto, Georges Braque, Paul Cézanne, Paul Klee, Mark Rothko, Zoran Music. Il modo in cui hanno dominato il colore e la forma mi affascina, ho letto le loro biografie e molti loro scritti con passione.
Come definirebbe la propria estetica musicale?
Un compositore che scrive oggi non può ignorare il fatto che gran parte dei suoni che animano la nostra vita sono prodotti sinteticamente. La mia musica vuole essere una riflessione sulle suggestioni musicali che ci avvolgono e una loro ricreazione attraverso la produzione di suoni incogniti da parte degli strumenti tradizionali, alla continua ricerca di emissioni anomale che sfiorino una incantata aleatorietà. Musica dal tocco umano ed "ecologica" dunque, che scommette sull'imprevedibilità insita in ogni esecuzione musicale dal vivo, che cerca di forzare gli strumenti acustici a trovare nuovi suoni per esprimere in maniera adeguata il nostro mutevole e inquietante presente. Ideale per ottenere lo scopo, ovviamente, la grande famiglia delle percussioni, magica protagonista di tante mie composizioni, che sa donare risonanze imprevedibili e cangianti ad ogni esecuzione.
Quali sono i lavori musicali da lei composti cui lei è affezionata e perché?
Difficile scegliere, poiché ogni volta che si scrive una nuova composizione si lancia il cuore in essa. Senz'altro Favole al telefono che nel 2015 per i Tetraktis Percussioni (una specie di Guida del giovane alle percussioni) mi piacerebbe conoscesse maggiore diffusione. Riascolterei volentieri anche il melologo Ultime rime d'amore su sonetti dal Canzoniere di Gaspara Stampa per Bartolomeo Zen (un gentiluomo veneziano mio omonimo) che mi fu commissionato nel 2008 dal Teatro Dal Verme di Milano e fu eseguito magistralmente dall'Orchestra dei Pomeriggi Musicali con la voce recitante di Stefania Felicioli durante la stagione concertistica 2008/2009.
In che modo pensa che sia cambiato il ruolo della donna compositrice oggi rispetto al passato?
Ormai non vedo sostanziali differenze fra uomo e donna in nessun campo, quindi nemmeno in quello musicale. L'unico problema può essere che la donna, per seguire la sua vocazione o la sua carriera spesso rinuncia ad avere dei figli. E' vero altresì che anche tanti uomini, soprattutto artisti, nel presente come nel passato, hanno preferito dedicarsi in maniera totalizzante al loro lavoro.
Ha collaborato con la Prof.ssa Annunziata Kiki Dellisanti per l’associazione “donne in musica a Venezia”, ha altri progetti futuri come questo? Se sì quali?
Ho partecipato a moltissimi concerti organizzati dalla Prof.ssa Dellisanti e le sono infinitamente grata per gli stimoli e le conoscenze che mi ha trasmesso, anche se, scherzando, le ho sempre detto che "Donne in Musica" è un concetto autoghettizzante. In realtà il suo slancio e la sua capacità organizzativa sono state preziose nei decenni trascorsi per incentivare le esecuzioni di brani contemporanei. Adesso che si sono un po' diradate se ne sente molto la mancanza.
Nelle sue composizioni, ha composto anche per donne o per cori femminili?
All'inizio ho scritto, trascritto e armonizzato moltissimo per coro femminile/di voci bianche, perché quando studiavo Musica Corale e Direzione di Coro dirigevo cori di questo tipo. Ho sempre mantenuto una passione particolare per le voci pari, quindi anche in seguito ho scritto varie composizioni per questo organico, come Daffodils (1997) Favoletta, Frutta erbaggi e Guarda là quella vezzosa (2001), tre piccoli pezzi su poesie di Umberto Saba, il Magnificat a otto voci femminili (2011) dedicato al Coro Femminile del Teatro La Fenice in segno di ringraziamento dopo la bellissima esperienza di Don Giovanni, variazioni sul mito commissionatomi dalla Biennale Musica 2010, per coro femminile, 4 percussionisti e organo in una stanza lontana. Spesso ho usato voci femminili nelle mie composizioni da camera o orchestrali, ad esempio i Cinque Lieder su testi di Zbigniew Herbert del 1993 per soprano, pianoforte a coda senza coperchio e percussione, le American Songs per soprano e pianoforte, il videomelologo Il Regno dei Fanes, per voce recitante, soprano, flauto/flauto basso e due percussionisti (2010), Tre frammenti da 'Stabat Mater' di Tiziano Scarpa(2014), per soprano e vibrafono. I Salmi, che entrarono nella terna dei finalisti dell'Olympia International Composition Competition 1993 di Atene, sono la mia unica composizione per soprano solo.
Ci sono temi o messaggi specifici che cerca di trasmettere attraverso la sua musica?
La musica deve essere suonata dagli umani appassionati e devoti ad essa, non dalle macchine!
Parlando invece di futuro, quali sono i suoi progetti futuri e a quali sta lavorando attualmente?
A partire dall'inizio del 2020 ho cominciato ad organizzare un mio sito dove metto a disposizione tutte le mie partiture, le registrazioni e i video. Devo ancora finire le scannerizzazioni dei brani più impegnativi, soprattutto quelli per orchestra, ma sono a buon punto e nei prossimi mesi spero di finire. Dal 2024 ho cominciato a scrivere brevi Micromusic per percussioni: la prima per un percussionista, Micromusic1, la seconda per due, Micromusic2, e le ho inserite in IMSLP, perché abbiano ampia diffusione.
Ho in programma di procedere almeno fino a Micromusic13 che corrisponderà a Omaggio a Varèse che scrissi nel 2023 su commissione del Conservatorio "Benedetto Marcello" di Venezia per celebrare il 60° anniversario dell'istituzione della prima cattedra italiana di Percussioni. Il titolo è una velata contestazione alla Biennale Musica 2023 intitolata Micro-Music e dedicata al suono digitale, durante la quale nessun musicista "tradizionale" ha potuto suonare una nota.
Per concludere, vuole lanciare un messaggio ai giovani e alle giovani che si vogliono spingere nello studio della musica in particolar modo nella composizione?
Approfondire molto bene lo studio degli strumenti e le loro tecniche innovative, possibilmente studiarne più di uno, anche per capire i sacrifici che affrontano quotidianamente gli strumentisti per essere preparati adeguatamente alle esecuzioni. Averne molti come amici e farsi aiutare da loro per scoprire mondi sonori nuovi.